Rantola
come un maiale e il suo destino
il frigorifero della notte:
mangiasti caro
e come se i soldi riempissero lo stomaco
rapidamente il piatto
svuotato
brillò candore.
Il palato si bruciò
per aver avuto fretta
nel digiuno dei sensi
prima della tua altezzosa constatazione
tutt’intorno:
un pullover di cashmere e
la tappezzeria abbinarsi
alle regole del buon costume
– senso passato
s’intonavano al pasto di un solo commensale
cliente abituale, domiciliato.
Poi tu fuggisti
con la mente altrove
ma il peccato
di esserti speso in vicinanza
di borghesi andirivieni
non lo perdonasti e in cucina
insonne
vegliasti la notte
in quel rantolo, al tuo rientro:
meglio morire di fame
– scrivesti
che di avidità sociale
per vedere se brilla
un tozzo di pane annacquato
quanto le scale di Cenerentola
prima del mio azzurro colpo di Stato.