Disegnare con una bacchetta
cinese la circonferenza
di una stella da lontano
che sviene prematuramente
in giugno. Sparire
nel giardino di un cancello arrugginito
dal sale, aperto, in pieno sole
e perdersi, nel roseto del principe
rinchiuso dalle pagine
di un libro a costina. Contrirti
per aver finto
a te che brilli
di luce propria, riflesso
di un neonato invecchiato prima
del suo compleanno e poi
cadere, accucciato sul prato
in quel giardino di rose
che lacrima in petali
i desideri di una firma. Menti:
vano il tuo identificarti
al centro dell’orto
che non apprezzi del vicino
e il suo segugio
giardino è il prato verde
con quelle rose ed anche il sole
che non senti sulla pelle.
Appartieni forse
a tutte altre stelle.