Incontro per strada
un mare di asfalto
asfaltato a macchia d’olio
e petrolio il suo odore.
Puzza di cimice
che è già morto
dalla sozzura l’impasto
in poltiglia: rumore.
E camion, carrucole,
canestri di macchine
girano impazzati all’infinire.
Non tace l’industria
che regola quel torto
dall’albero alla sega
elettrica e imbrunire.
Modellini di cartapesta
stracciati sotto la scrivania
è una litania che scocca in borsa
e Milano sugli schermi
il televisore a mano conta
quanti anni a testa in giù
siamo stati non io
complici di teleromanzi
telecomandati.
Dalla strada alla casa
le porte si fa sera:
incontro per via un mare d’asfalto
e mi sozzo io pure
nella pozza di questa Era
avvezza ai sinonimi
nomi che di un santo
benedice tutti, dice
e fuggendo l’immagino galera.