Habitat


Vedevo molte cose da dentro la mia casa. Come Mara lava i piatti, ad esempio; lo fa dopo ogni pasto e con lentezza, strofina via le macchie senza attenzione, con una spugna che non si userebbe più. Vedevo Lorenzo: quando Mara lava, le tocca le gambe; si aggrappa forte al vestito che indossa e stringe. Lei lo scansa piano, comincia a cantare e Lorenzo allenta la presa. Arrivava Carlo; taciturno, porta a Mara quel che resta da sparecchiare, cambia stanza presto; non lo vedevo spesso. C’erano giorni in cui sentivo la musica: vedevo Mara e Lorenzo ballare intorno al tavolo, li guardavo sorridere. Giorni in cui c’era Mara; quando è sola in cucina, si prepara il caffè allungandolo con l’acqua bollente. Tremavo ogni volta che versava dal pentolino alla tazza: qualche goccia dalle mie parti e sarei morto bollito, perché questa è stata la fine di Red. Un giorno Lorenzo cercava Mara, l’ho visto arrivare in cucina che lei non c’era. Ha preso una sedia, l’ha trascinata fino alla credenza vicino ai fuochi dove io vivevo, di fianco ai libri per le ricette. Ha allungato le braccia verso di me, lo so che non aveva cattive intenzioni. Poco dopo la mia casa era a terra, ridotta in pezzi. L’acqua bagnava il pavimento di un pozza chiara e senza vita. Qua e là rocce e piante finte del mio giardino.