– tu lo sai far volare un elicottero?
– no, generalmente
– quindi ora potresti
– se mi impegnassi credo che ci riuscirei. ma ho bisogno di una piccola mano…
– vedi? te l’ho chiesto apposta.
– saresti così gentile…?
– certamente
– oh…
– vieni, ti mostro come
– okei
– lo vedi questo? ecco, lo devi tenere in equilibrio (…) coraggio, prova.
– così? con l’indice?
– si esatto, ma non puoi farlo cadere. sta’ attenta…
– sembrava più facile
– non ti preoccupare, abbiamo tempo
– ops…!
– ecco, aspetta… tieni. Riprova
– si, okei.
– dai che ce la fai…
– ecco, ecco ci sono! e ora?
– ora devi soffiare pianissimo
– uh! cade… cadiamo!
– ahahaha…!
– ahahahah… okei, dai. Rifallo tu, fammi vedere
– dammi qua. ecco…
– wow
– vedi? è facile, devi solo… portare pazienza
– ma chissà quante volte lo hai provato prima di impararlo… parli facile tu!
– no, non credere. Solamente il tempo necessario… per insegnarlo.
– ti credo
– bene. riprova ora
– okei.
– vedi? ci sei quasi, ora devi solo soffiare e l’elica ruoterà più veloce di quello che pensi. Non cadremo, fidati.
Lara aveva rivolto il palmo della mano verso l’alto e con l’indice all’insù cercava di trattenervi sopra un leggerissimo rettangolo di carta velina perfettamente squadrato. Con il perimetro di neppure un centimetro ripiegato su se stesso, il rettangolo sembrava formare una scatola dalle pareti poco pretenziose e tutto gli si poteva attribuire, fuorché somigliasse ad un elicottero.
Lara soffiava piano lungo i suoi lati, così come aveva appena visto fare, e senza riuscirci, cercava di far ruotare il rettangolo in una maniera circolare, come ci si aspetta dalle eliche per lasciarle prendere il volo.
Più soffiava e più l’elicottero che non era un elicottero cadeva a terra. Ma non le importava quante volte sarebbe caduto. Sapeva che avrebbe continuato a soffiare anche senza ottenere un decollo degno di nota, perché in fondo, anche lei come il suo insegnante, non avrebbe mai chiesto di essere portata troppo lontano da quel momento.