neppure sembri tu spuntare da un angolo di vetro (sei) inconsistente come l’aria alla tua nuca geometricamente come un ectoplasma vivo il tuo riflesso sulla parte più bassa della finestra.
scintillano perché insonni gli occhi che indossavi ieri mai domabili dalle ore contate dei nostri orologi il tuo ha le pile scariche o forse non hai mai avuto orologi.
hai visto le ombre affaccendarsi dal basso del tuo pavimento disegnare i kandinskij e gli esercizi di stile
di Anne Vagt sul muro del soffitto colorarsi anche, dopo la luce ad intermittenza del netturbino col suo camioncino.
quando è passata la notte non sembra ancora neppure l’alba si sta in un limbo dove il cielo fatica nel chiedere un colore: sei forse rosso? ma lui non dice vorresti il blu? che è già trascorso.
accovacciato è così che resti aspettando di aspettarlo una sfumatura che decida! per chiarire al tuo limbo un periodo almeno: quasi mattina prestissimo, appena dopo la sera avanzata o quel che resta del tuo sonno insonne ormai da ore di anni luce, mi chiedo.