Poco olio, neppure la goccia di un lubrificante in giro. Era il suo primo inverno – l’aveva comprata in estate per avvantaggiarsi – e la pioggia non aveva fatto sconti: ruggine ovunque. No, non ci era abituato.
Cigolava.
Fosse stato però il rumore il vero problema; tra ghiaccio, neve, stelle in caduta, polvere, deserto, ahivoglia a studiarne di sfregolii.
E’ che quel tipo di cigolame, o quello che era, gli pareva una faccenda più terrena. Una faccenda che il suo orecchio non aveva mai ascoltato prima. Dopo diversi anni di planate lunghe chilometri, uno non ci pensa alla fatica di una salita o allo smottamento per una buca.
Insomma, il giorno prima della vigilia aveva mollato la roba nella sua nuova stanza in affitto – piano terra di un cinque livelli, niente ascensore, niente caminetto – e aveva pedalato in borghese fino a raggiungere un… cos’è che si raggiunge in questi casi? Ferramenta? Autoricambi? Carrozziere? Si, qualcuno gli aveva suggerito che lì, centocinquanta metri dietro l’angolo, c’era chi riparava le moto e si, di chiedere a lui anche se non si fosse trattato di motori. E così aveva fatto, bofonchiando che era in impaccio: ma ti pare che io, grosso e ciotto, con i miei secoli, devo… e giù di lì.
I pedali? da cambiare mio caro Don (e poi aveva aggiunto qualcosa).
Don? Che nome è? perché Don? Si era chiesto se fosse per la sua stazza tale e quale a quella di una grossa campana; si, come fosse una questione onomatopeica. Più avanti scoprì che era stato scambiato per un prete, il nuovo parroco del paese. Poco importava in ogni caso.
Ora però restava da capire come gestire i quartieri. Aveva di certo i suoi scagnozzi, a lui sarebbero rimaste le famiglie più importanti, più grandi, più numerose. Ma doveva raggiungerle in modo decente, non poteva permettersi di perdere la catena per strada o fermarsi per una ruota a terra e si che ne aveva più d’una. Iniziò dunque solamente il ventitré dicembre il rodaggio della sua nuova bicicletta – anche se l’aveva comprata in estate per avvantaggiarsi.
Sali, scendi, ricordati che quella via è contromano, fermati ai semafori, stai attento ai pedoni.
Non sapeva andarci, questa era la verità. Non ci era davvero mai andato. Quando l’aveva comprata, aveva chiesto una piccola modifica; l’idea gli era venuta ricordandosi una delle tante biciclette che si trovava ad incartare: le rotelle. Piccole, indolore, in equilibrio. Si perché uno dei suoi primi problemi era stato proprio quello: riuscire a destreggiare tra manubrio e pancia il suo sacco senza perdere la via e soprattutto, senza perdere l’osso del collo. O del braccio, della gamba. Senza rompersi insomma. Quindi, non ci aveva pensato molto al fatto che sarebbe potuto risultare ridicolo, se avrebbe perso punti in fatto di credibilità, il suo essere pratico non l’avrebbe abbandonato. Una missione è una missione e la sua restava comunque unica, ogni anno diversa, ogni anno speciale.
Babbonatale era Babbonatale proprio perché era lui a crederci per primo.
Sfortunatamente per la sua immortalità, di anno in anno aveva assistito ad una lenta ma costante decadenza di risorse economiche che, al contrario, fino alla fine degli anni ottanta lo avevano privilegiato. A cominciare dallo slittino; altro che bicicletta! In mogano dorato e con due sedute, aveva i rivestimenti di velluto morbido e rosso, proprio come la sua uniforme, che ora invece era di un pile quasi bordò. Pratico e veloce, lo slittino volava sospeso da terra e poteva raggiungere più di mille metri in altezza come rasentare il suolo senza toccarlo. Ma con l’aumento del carburante, aveva dovuto rinunciarvi. La moda odierna quantomeno avrebbe apprezzato questa sua nuova propensione al risparmio: le due ruote – con altre due rotelle – erano senza ombra di dubbio un accessorio ecologico. Restava però un altro fatto da brigare: la consegna dei doni. Fin dagli anni ottanta, ma anche dall’inizio del tempo dei tempi in cui era possibile, si era sempre calato giù dal camino. La sua bellissima uniforme rossa vantava un tessuto ignifugo e repellente al carbone: non si bruciava né si sporcava mai e male non poteva farsi, gli anfibi ferrati avevano una tripla suola in gomma che attutiva la discesa e in ogni caso, per la canna fumaria di ogni casa, la stessa suola aveva diverse opzioni di allungamenti vari. Tipo l’ispettore Gadget dopo i suo “hop-hop!”.
Ora, tra una pedalata e l’altra invece, sarebbe dovuto per forza entrare dalla porta d’ingresso.
E qui è importante sapere che Babbonatale non lo aveva fatto mai. Le case prive di camino erano affare dei suoi aiutanti, degli aiutanti di Babbonatale. Gli scagnozzi di prima insomma. Eh, ma quest’anno, quest’anno gli sarebbe toccato anche a lui. Camino o non camino.
“Buonasera, sono Babbonatale, sono venuto perché é Natale! Ho qualcosina per voi…eh-eh-eh-eh-eh!”
No. Non poteva funzionare.
“… cu-cu! Sorpresona! Sono Babbonatale, non te l’aspettavi, eh?”
Peggio.
“eualà! Tieni, questo è per te…e questi per voi… auguri da Babbonatale!”
Meglio?
Doveva lavorarci, aveva ancora un giorno. E mentre si arrovellava per cercare una frase decente, si rendeva conto che un solo sacco non gli sarebbe bastato mai. Fortuna che la maggior parte dei doni di quest’anno non pesavano poi troppo, tra faccende biologiche e tessuti in poliestere, in tempi magri come i nostri, c’era da lavorare poco in quanto a muscoli. Meglio, non ne aveva mai avuti troppi. Prima del carburante, lo slittino era sulla gobba delle renne alate e in quanto ai doni, tutti nella parte posteriore: ampia a tal punto da contenere un frigorifero medio sdraiato.
Quindi tre, tre sacchi per Babbonatale. Tre sacchi o più viaggi.
Come era caduto in basso.
Ma non si era dato per vinto, affatto. Aveva preso questo suo nuovo look come una sfida alla contemporaneità.
In effetti da quando era nato, già con il barbone bianco e i baffi grandi, già con gli occhi buoni e il sorriso sornione, già con i suoi sessanta e passa anni e i suoi sessanta e passa chili, non aveva mai visto una società avanzare così rapidamente in fatto di distrazioni, quanto poi regredire altrettanto per cercare di riconoscersi.
Al giorno d’oggi andava di moda quello che non andava di moda più e quando poi riandava di moda, di nuovo la moda cambiava e così di seguito.
Andare fuori moda era, in sostanza, il modo più utile per farsi notare, per farsi ben vedere. Dunque, secondo questi suoi ragionamenti, Babbonatale si sentiva più in che mai. E ne andava fiero. Si, fiero di rimettersi in gioco!
Il ventiquattro notte, a mezzanotte, in sella alla sua bicicletta con due ruote e due rotelle, un sacco davanti, uno dietro e uno sulla spalla destra, Babbonatale filava dritto per le vie che era una bellezza. Celere come un postino che è felice di fare il suo lavoro, aveva adottato la stessa tecnica: suonava il campanello e lasciava i doni fuori dall’uscio, dileguandosi dopo essersi accertato che ci fosse davvero qualcuno a ritirarli.
Così, senza dire niente, si limitava a sorridere se veniva scorto e anche nello stupore generale di chi lo accoglieva, non diceva nulla, fuggiva via senza proferire parola.
D’altronde era sempre stato abituato a non farsi scoprire e apparire così in pubblico per lui era una vera novità.
Aveva notato che finché si trattava di pedalare in strada, nessuno gli prestava troppa attenzione, forse la maggior parte pensava che si trattasse di un papà di famiglia ingaggiato da qualche mamma creativa o uno di quegli zii lontani che si prestano ai travestimenti natalizi. E comunque c’era sempre quella faccenda della moda che gli avrebbe coperto le spalle, la reputazione appunto. Ma poi, quando davvero si fermava per consegnare i pacchi, si creava tutt’intorno una specie di religioso silenzio, e chi lo aveva seguito con lo sguardo non osava neppure avvicinarsi troppo.
I giorni dopo le feste, le testate on line e tutti i quotidiani nazionali più importanti, come anche le stampe locali, parlavano di Babbonatale e del suo tour a quattro ruote. C’era chi strumentalizzava la vicenda, azzardando mascheramenti politici vari o chi invece elargiva favolesche descrizioni dell’accaduto, smentendo la faccenda “Babbonatale” nella sua veste più mitica: esisteva, per chi lo volesse o no.
Lui dal canto suo era semplicemente sfinito, l’esercizio fisico a cui non era abituato lo aveva ridotto uno straccio e il suo pile era già da buttare. Ma quel tempo in casa, senza avere la forza di uscire, gli aveva permesso di informarsi su quel che accade alle persone, di scoprire più da vicino come vivono, di cosa parlano, come passano il loro tempo.
Fu in quel momento che conobbe la potenzialità dei social network. Così, stufo delle diverse voci che circolavano ormai da giorni sulla sua figura e di cui non aveva mai dovuto preoccuparsi, decise di aprirsi un profilo facebook per affermare la sua identità e uscire allo scoperto una volta per tutte:
Babbonatale Dicembre, nato nell’isola di Komsomolec, il 1 gennaio di tutti gli anni.
Lavora presso Babbonatale&Aiutanti di B., ha studiato presso arcipelago Sewernaja Semlja (autodidatta).
Vive a (chiedi).
Si certo, non gli andava di dichiarare proprio tutto tutto, mantenere un po’ di riservatezza era il minimo che potesse concedersi. Dopo il suo primo post: “Babbonatale esiste, sono io punto e basta”, nel giro di poche ore aveva totalizzato seicento amici e questo perché inizialmente accettava le richieste da tutti; ma più passava del tempo, più si faceva pratico e quindi, schizzinoso.
Cominciava a spulciare che lavoro facesse uno o gli studi fatti da un altro, poi le immagini del profilo, le faccende sulla privacy, insomma si stava dando da fare. E si divertiva anche!
Il giorno del suo compleanno Babbonatale aveva raggiunto il massimo di amici che un profilo facebook può contare, così aveva aperto un secondo profilo dal nome “Babbonatale Dicembre 2”. Talmente era in ascesa la sua fama sulla rete che subito la Apple gli propose l’acquisto di un’applicazione personale, da installare sul suo Iphone – comprato di recente per supportare il suo nuovo andamento lavorativo.
Dal nome “Babbonatale 2.0” l’applicazione gli permetteva di gestire più facilmente i suoi amici sui social network e di ordinarli in base alla provenienza e al temperamento umorale stabilito dai post: più allegria nella propria bacheca, più regali per l’anno seguente. Poteva inoltre classificare i suoi amici in base agli interessi dimostrati, facilitando la scelta dei doni e seguendo i suggerimenti evidenziati dall’applicazione in base ad analogie e amici in comune.
Insomma, la rinuncia dello slittino aveva in qualche modo portato i suoi frutti e fiero del suo rapido addestramento alla modernità, Babbonatale passò tutto l’anno attaccato all’iphone per perfezionare i gusti dei suoi seguaci e amici, così da confezionare doni perfetti e su misura. Purtroppo tralasciò con la stessa minuzia l’esercizio fisico necessario alla loro consegna e la sua bicicletta si ritrovò nuovamente piena di ruggine, proprio come i suoi muscoli.